Con Cleonice Fecit lavoro al tema della fragilità, questa volta mi riferisco alla fragilità emotiva, decidiamo che il soggetto delle foto ha un trucco parziale, come fosse un frammento di un trucco di scena, anche il costume è parziale, incompleto, il viso ricorda un clown dagli occhi vivi ma non vivaci..
Dopo una fase di preparazione in cui esploro la sua casa dove emerge forte la sua storia, usciamo poi all’esterno per parlare, raccontare e raffigurare, mettere in scena il sentimento di disagio a cui si va incontro quando il fragile, tagliente, unico e rarissimo cristallo che rappresenta la nostra identità rischia di rompersi in mille pezzi. Questo rischio lo corriamo ogni giorno. Diventa costante la sensazione di allerta, di attesa, di paura degli sguardi, dei giudizi.
Il mio è un vedere le lacerazioni dell’acciaio, un paesaggio sterile, senza affetti, piatto di una provincia senza carattere.
Ho voluto sovrapporre la imprevedibile bellezza del soggetto ad un paesaggio fatto di forme ordinate, consuete, affinché si creasse un fastidioso non luogo in cui Cleonice mettesse in opera di prima rappresentazione del sentimento di malinconia che si prova quando si sente di essere inadeguati.
Fase calda – preparazione – interno –
E’ Cleondice Fecit, tutta, in questa foto. Identità, storia speranze.
Il mondo fuori dalle mura domestiche
Fase fredda – esterno –
Cleonice Fecit
Un invito a seguirla in un palcoscenico creato tra le righe dritte di una
provincia senza bellezza
La rete è stata spezzata. Anche le cose forti si possono spezzare.
La fragilità si nasconde dietro atteggiamenti sicuri di se ma incerti su
chi si è.
Come un animale selvatico, costante sensazione di allerta, di attesa, di paura
In trappola tra Silos e Ordine
La resa, della sconfitta, abbandono.
Conclusione